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Video: Adrienne Rich reads “What Kind of Times Are These?”

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Adrienne Rich reads her poem “What Kind of Times Are These.” Filmed at the Geraldine R. Dodge Poetry Festival.

Adrienne Cecile Rich (1929 – 2012) was an American poet and essayist who was an important leader in the anti-war, civil rights, feminist, and gender identity movements. Her poetry was recognized early in her career when A Change of World was selected by W. H. Auden for the Yale Series of Younger Poets Award and published when she was only twenty one years old.  Many other collections of poetry followed, including two of her most famous: Diving into the Wreck and The Dream of a Common Language. She won many important prizes such as the Ruth Lilly Poetry Prize (1986) and a MacArthur Fellowship (1994). Rich continues to be one of the most widely read and influential poets of our time and is credited with bringing the oppression of women and lesbians to the forefront of poetic discourse. In 1997, she famously declined the National Medal of Arts, protesting the vote by House Speaker Newt Gingrich to end funding for the National Endowment for the Arts.

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3 comments on “Video: Adrienne Rich reads “What Kind of Times Are These?”

  1. randomyriad
    January 27, 2017

    Reblogged this on Myriad Ways and commented:
    One of my favorite poets.

    Like

  2. vengodalmare
    January 12, 2017

    Reblogged this on vengodalmare and commented:
    There’s a place between two stands of trees where the grass grows uphill
    and the old revolutionary road breaks off into shadows
    near a meeting-house abandoned by the persecuted
    who disappeared into those shadows.

    I’ve walked there picking mushrooms at the edge of dread, but don’t be fooled
    this isn’t a Russian poem, this is not somewhere else but here,
    our country moving closer to its own truth and dread,
    its own ways of making people disappear.

    I won’t tell you where the place is, the dark mesh of the woods
    meeting the unmarked strip of light —
    ghost-ridden crossroads, leafmold paradise:
    I know already who wants to buy it, sell it, make it disappear.

    And I won’t tell you where it is, so why do I tell you
    anything? Because you still listen, because in times like these
    to have you listen at all, it’s necessary
    to talk about trees.

    Adrienne Rich

    *
    Veramente, vivo in tempi bui.
    La parola disinvolta è folle. Una fronte liscia
    indica insensibilità. Colui che ride
    probabilmente non ha ancora ricevuto
    la terribile notizia.

    Che tempi sono questi in cui
    un discorso sugli alberi è quasi un reato
    perché comprende il tacere su così tanti crimini!
    Quello lì che sta tranquillamente attraversando la strada
    forse non è più raggiungibile per i suoi amici
    che soffrono?

    È vero: mi guadagno ancora da vivere
    ma credetemi: è un puro caso. Niente
    di ciò che faccio mi da il diritto di saziarmi.
    Per caso sono stato risparmiato. (Quando cessa la mia fortuna sono perso)

    Mi dicono: mangia e bevi! Accontentati perché hai!
    Ma come posso mangiare e bere se
    ciò che mangio lo strappo a chi ha fame, e
    il mio bicchiere di acqua manca a chi muore di sete?
    Eppure mangio e bevo.

    Mi piacerebbe anche essere saggio.
    Nei vecchi libri scrivono cosa vuol dire saggio:
    tenersi fuori dai guai del mondo e passare
    il breve periodo senza paura.

    Anche fare a meno della violenza
    ripagare il male con il bene
    non esaudire i propri desideri, ma dimenticare
    questo è ritenuto saggio.
    Tutto questo non mi riesce:
    veramente, vivo in tempi bui!

    Voi, che emergerete dalla marea
    nella quale noi siamo annegati
    ricordate
    quando parlate delle nostre debolezze
    anche i tempi bui
    ai quali voi siete scampati.

    Camminavamo, cambiando più spesso i paesi delle scarpe,
    attraverso le guerre delle classi, disperati
    quando c’era solo ingiustizia e nessuna rivolta.

    Eppure sappiamo:
    anche l’odio verso la bassezza
    distorce i tratti del viso.
    Anche l’ira per le ingiustizie
    rende la voce rauca. Ah, noi
    che volevamo preparare il terreno per la gentilezza
    noi non potevamo essere gentili.

    Ma voi, quando sarà venuto il momento
    in cui l’uomo è amico dell’uomo
    ricordate noi
    Con indulgenza.

    Bertolt Brecht

    *
    Ho resistito a questo per anni, a scriverti come se tu potessi udirmi. E’ stato diverso con mio padre: fra lui e me c’era sempre una specie di continua retorica, una nostra battaglia, non importava se uno di noi era vivo o morto. Ma tu, ho sempre avuto la sensazione di proteggere la tua esistenza, di non usarla come mero spunto per poesia o per riflessioni tragiche; di lasciarti dimorare nella mente di chi giustamente sente la tua mancanza; a tuo modo, a loro modo, non al mio. I vivi, specie gli scrittori, fanno terribili proiezioni di sé. Odio il modo in cui usano i morti.
    Eppure non posso concludere senza parlare a te, non semplicemente di te. Tu lo sapevi che era rimasto più del cibo e dell’umorismo. Già quando lo dicesti nel 1953 io lo sapevo che avevi trovato questa formula per interporla fra te e il dolore. Le crepe profonde del pumpernickel nero sotto il coltello, il burro e le cipolle rosse che mangiavamo sulle fette; salmone e crema di formaggio sui panini alla cipolla freschi; ciotole di panna acida mescolata con ravanelli a fette, cetrioli, scalogne; pomodori verdi e sottaceti all’aneto, kasher, nella carta oleata; questi, dicevi, erano gli scampoli della cultura, insieme alla challah fresca che diventava subito rafferma ma era così bella a vedersi.
    Ecco perché voglio parlarti ora. Per dire: chi cerca di assumersi la responsabilità della propria identità non dovrebbe sentirsi solo. Dobbiamo poterci sedere e piangere fra la gente, e ciò nonostante restare guerrieri. (Preparo per te questo strano pacchetto di rabbia e lo lego con amore). Pensavi, credo, che un posto simile non esistesse per te, e forse allora non c’era, e forse non c’è nemmeno ora; ma dovremo costruircelo, noi che vogliamo una fine della sofferenza, noi che vogliamo cambiare le leggi della storia, se non vogliamo tradire noi stessi.

    Adrienne Rich

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  3. wordmoves
    January 11, 2017

    How The Poem YES, even just the Word, The Words the Poem is made up of Can Be Timeless, even when talking about Time. thanks for the post. gpl

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